Dalla ricerca di me alla meditazione

Da giovane: io e il mio essere

C’è stato un tempo in cui, nella mia vita da giovane ventenne, apparentemente perfetta, ho subito dei momenti abbastanza difficili, che ho dovuto affrontare. 

La mia difficoltà era che non riuscivo a darmi un ruolo, a comprendere il mio essere, a capire quale fosse il percorso da seguire. Erano momenti di crisi forti che non sapevo come gestire.

La soluzione

Dopo aver parlato con alcuni specialisti, riuscii a trovare una via, un percorso, una soluzione.

Incomincia ad interrogarmi su me stesso in maniera costruttiva cercando ogni giorno un motivo per alzarmi, un motivo per stare bene, un motivo per affrontare le sfide della vita. Cercai di affrontare la mia vita per raggiungere la mia verità, il mio percorso, a prescindere da quello che avrebbero voluto gli altri per me, da quello che poteva essere la consuetudine per un ragazzo come me, in quel periodo e in quel contesto sociale.

Ed ecco che scelsi, dopo essermi avventurato in diverse forme di crescita personale, di incontrare il mio essere attraverso la meditazione.

Verso la meditazione

Ho dunque iniziato a stare bene, grazie all’avvicinamento con la meditazione. Ho dunque voluto fare un passo ulteriore che ancora non è finito e non finirà mai: L’obiettivo è quello di ritrovare uno stato di equilibrio “basale”. Cercavo quel benessere, sia nel corpo che nella mente, che poteva darmi la meditazione.

Avevo però bisogno di un equilibrio mentale e corporeo. Con la meditazione li ho trovati. Ne ho sperimentati di vari tipi, non solo la più classica, ma anche altre vie meno convenzionali, come il Soul Massage o la meditazione Kundalini.

Infatti, quando parlo di meditazione, spesso comprendo anche la frequentazione di persone che condividono lo stesso obiettivo. Ci riuniamo in gruppi, per un confronto molto aperto e onesto, scoprendo ciascuno le proprie paure e le proprie debolezze, verso un percorso di crescita interiore. 

Periodicamente, frequento gruppi in eremi toscani, dove si è immersi nella meditazione catartica, dove escono rabbie represse, dove si danza, dove ci si libera dei pesi dell’anima.

In questo modo, ho scoperto il corpo, che mi ha portato nel “qui ed ora”. Grazie alla pratica meditativa, riesco ad avere la consapevolezza del mio corpo in quel preciso momento e in quel preciso luogo. La mente invece in genere divaga perennemente tra il passato ed il futuro, quello che è stato e quello che sarà. Con la meditazione, cerchiamo semplicemente di fermarla al “qui ed ora”. Un’attività per nulla semplice. 

Ecco che allora, con il respiro, mi concentro e sento il mio corpo, sento i miei piedi per terra, mi godo il momento che spesso è stupendo, evitando di pensare al passato e al futuro, ma assaporando semplicemente il presente. Ed è proprio in questo momento che spesso spuntano le idee, quelle geniali, creative. Nascono da quel silenzio.

Perché mi chiamano Madir

Durante il percorso di meditazione, si può prendere un nome diverso da quello di battesimo. Per tanti anni non ho aderito a questa pratica, nonostante me lo proponessero spesso. Un giorno però iniziai a sentirne l’esigenza. Mi è stato dato il nome Suami Deva Madir. 

Se penso ai miei amici e conoscenti, ormai più della metà delle persone mi chiama Madir e, allo stesso tempo, ignora che mi chiami Jacopo. Ho dunque pensato, per evitare di creare dualismi, di unire, con un atto simbolico forte, questi due nomi che mi rappresentano, creando un legame armonioso tra i miei due percorsi di vita. L’ho infatti esplicitato pubblicamente, mettendolo prima sui biglietti da visita, poi sui social: Jacopo Madir Canclini.

Ma perché Madir? Per ricordarmi che sono un ricercatore, che lavoro su me stesso. Mi sento sia Jacopo che Madir, non rinnego nessuno dei due. Semplicemente, ogni nome richiama un mio percorso di vita.